martedì 24 aprile 2012

Speechless Magazine (0)

Oltre a libri, racconti e opere letterarie di vario genere, sono una accanita lettrice di riviste.
Taa-dan! Chi l'avrebbe mai detto?!
Sarò sincera: questo mio lato frivolo non so bene da dove viene. Probabilmente sono rimasta influenzata - come tante altre - dall'aura sofisticata di mia madre con i bigodini in testa e un giornale di gossip tra le mani, mentre la parrucchiera le acconciava i capelli. Oppure devo questa mia particolare vena a mia cugina Elena, che ha sempre avuto buon gusto nel vestire e nel seguire le mode e, da brava madrina, mi ha inculcato questa cultura.
Non è quindi inverosimile vedermi spendere una volta al mese una fortuna dal giornalaio di quartiere, accaparrandomi il Vogue di turno, o Marie Claire e via discorrendo. 
In questo ultimo periodo, dopo aver seguito il corso per wedding planner, ho anche scandalizzato il giornalaio comprando un numero imbarazzante di riviste per sposa - inutile dire che il poveretto è ancora convinto che mi debba sposare, non comprendendo cosa sia un'organizzatrice di matrimoni.
Ad ogni modo, adoro sfogliare queste riviste patinate, leggendo i contenuti superficiali, a volte un po' vuoti, sulle vite dei vip d'oltre oceano o di casa, le notizie di attualità circa la deriva dell'Italia e le ultime mode vestirie e alimentari.
Tuttavia, ogni tanto sento il desiderio di cercare qualcosa di più profondo, qualcosa di più vicino alla mia passione di scrivere e leggere.
Inutilmente ho chiesto al sopracitato giornalaio - che invece di una rivista letteraria mi ha riproposto "Vogue Spose" - o in quelli limitrofi, se vi fosse qualche rivista interessante sul genere, e la risposta è stata sempre la stessa: "non le teniamo".
Fortunatamente il grande internet mi è venuto in aiuto.
Girovagando un po' per i soliti siti conosciuti, sono approdata su Speechless magazine, e ho scoperto questa interessante webzine, nata da una costola del blog Diario dei pensieri persi.
Si ha la possibilità di sfogliarla tranquillamente sul loro sito, oppure, se non si ha la possibilità di sostare per ore con la connessione internet accesa, scaricare comodamente il pdf.
Ho optato per la seconda, dovendo aspettare solo pochi giorni.
Ho avuto così modo di leggermi il numero 0: ben 180 pagine - o giù di lì - incentrate sulla scrittura, la lettura e il cinema. Perché l'intento di Speechless è di raccontare l'intero panorama della dimensione letteraria internazionale e nazionale, ma anche del cinema e dei telefilm, e delle loro intersecazioni.
Lo fa portanto notizie, idee, interviste e racconti di autori più o meno affermati, sondando a 360° questo mondo.
Con l'unico rammarico che non vi sia la versione cartacea, vi consiglio di dare una sfogliata a questa webzine, sperando che la troviate interessante.
Devo essere sincera, io, già dalla copertina, ne sono rimasta affascinata. 

Dal momento che non ha una cadenza periodica, vedrò di tenermi aggiornata - e ternervi - sulle uscite.

Enjoy!

giovedì 19 aprile 2012

Buon viaggio

Oggi Simona parte alla volta dell'Indonesia con Sergio per una vacanza piena di sole, diventimento e avventura.
Il suo itinerario comprende isole più vicine al mondo della fantasia che a quello reale, con dragoni, autoctoni dalle esotiche tradizioni e vegetazione selvaggia e rigogliosa.
A noi che rimaniamo qui non resta che rodere dall'invidia e assaporare questi luoghi da lontano seguendo il suo blog: http://semmdepassacc.blogspot.it/

A Simona e Sergio auguro buon viaggio e tanto divertimento!
A presto, bacioni!

Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammonticchiate sul marciapiede; avevamo altro e più lungo cammino da percorrere ma non importa, la strada è vita...
-Sulla strada, Jack Kereoac

lunedì 16 aprile 2012

Come scrivere

Ho sempre avuto la passione per le parole. Fin da piccola provavo un'esaltazione quasi criminale nel momento della scoperta di una nuova parola. Farla rotolare sulla punta della lingua era divertente. Sentire le vocali che seguono le consonanti un gioco - se poi avete la "r" moscia come la sottoscritta, il gioco vale doppio.
Quando questo avveniva, ero talmente eccitata che utilizzavo il nuovo termine in tutte le salse possibili e immaginabili, spesso senza saperne il reale significato.
Con l'età ho acquisito i significati, e ho orientato la mia curiosità sul meccanismo delle frasi e della stesura di un manoscritto. 
Mi è parso naturale cercare risposte alle mia domande nei miei autori preferiti.
Cerco di carpire dalle loro frasi il metodo utilizzato per arrivare a formulare in tale maniera quel dato periodo, o capire perché l'autore usi quel termine piuttosto che un altro.
Credo che questo tratto sia comunque un po' a tutti quelli che leggono con il desiderio di scrivere qualcosa.
Fortunamente, da qualche anno a questa parte, gli stessi autori si sono annoverati il titolo di "professori" e di tanto in tanto abbandonano i loro soliti personaggi e lidi conosciuti per cimentarsi in prontuari o saggi sulla scrittura.
A noi questo non può che tornar utile.
Stephen King, in On writing, ha unito saggio e biografia, tracciando un percorso tra la sua vita, le opere scritte e gli strumenti che ha acquisito giorno dopo giorno. Una panoramica davvero completa e interessante.
Flannery O'Connor, in Il volto incompiuto, raccoglie i suoi saggi, gli articoli e la corrispondenza con amici e scrittori, editori e manager. Da esse ne emerge una delle regole base della scrittura, scritta di pugno su una lettera più di 50 anni fa: "Show, don't tell". Perché per questa icona della scrittura del Novecento, "mostrare, invece di dire" era alla base della narrazione.
James Wood, in Come funzionano i romanzi, opta per un approccio più stilistico sulla questione e, senza trasformare il proprio saggio in un compendio storico-letterario, analizza lo stile di diversi autori, passati e presenti, e ne trae delle conclusioni e delle regole. 
Pure, questi non sono che alcuni dei libri che potrebbero capitarvi tra le mani. Senza contare l'immenso mare di internet da cui grandi e piccoli scrittori dispensano i loro vade mecum.
Basta andare su un qualsiasi motore di ricerca, impostare "regole per scrivere" e avrete delle curiose sorprese.
Da Giulio Mozzi, che sul suo blog vibrisse raccoglie addirittura diversi video sulle lezioni di scrittura da lui tenute, a Chuck Palahniuk (Le 13 regole di Chuck Palahniuk), fino al dissacrante Umberto Eco (Come scrivere bene di Umberto Eco), e Elmore Leonard (Le 10 regole di Elmore Leonard).
Credo che sia importante leggere, se non queste opere, almeno qualcosa di simile, se si vuole scrivere qualcosa di decente. 
Leggere in generale, ad ogni modo, è il primo passo: leggete sempre, comunque e dovunque.
Per una volta, date retta alla pubblicità Rai!

venerdì 13 aprile 2012

Hunger Games

Come accennavo qualche settimana fa ne' "Il girotondo dei libri", sono venuta a conoscenza di un nuovo libro – o meglio di una saga – davvero interessante: Hunger Games, di Suzenne Collins.
Vi riporto brevemente la quarta di copertina – attenti agli spoiler:

"Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori.
Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquisterà il pubblico, gli sponsor, l'audience.
Katniss appartene al Distretto 12, quello dei mintori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta.
Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss.
Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, sopratutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.
Che gli Hunger Games abbiano inizio."

Se vi sembra un angosciante inizio, non avete ancora letto nulla: la scelta stilistica della signora Collins, lo scrivere la sua opera in prima persona, scaraventa il lettore all'interno dell'Arena con Katniss. Immedesimarsi con lei diventa terribilmente facile, tanto che si possono condividere le sue paure, sentire il fuoco che le brucia la pelle, o il coltello che le taglia la carne, e il cuore che le pompa il sangue a mille nelle vene.
Vedere la crudeltà di Capitol City attraverso gli occhi determinati e al tempo stesso spaventati di questa ragazza rende i suoi complessi mentali condivisibili, per nulla pesanti.
E proprio come lei continui a chiederti non solo se sopravviverà ai giochi, ma se nel farlo perderà una parte importante di sè.
Tuttavia, a mio parere, la cosa davvero scioccante è il senso di reale impotenza e di sconfitta che pare aleggiare in ogni pagina del libro: perché anche se tutti sono consapevoli che gli Hunger Games sono una brutalità, se tutti li attendono con crescente timore e ansia, è anche vero che non fanno nulla per fermare Capitol City o i giochi, ma anzi, si accalcano attorno agli schermi tv e tifano per il proprio tributo.
Che poi è quello che facciamo noi dalla prima pagina di questo romanzo.
Un romanzo che è nato mentre Suzenne Collins faceva zapping da un canale all'altro, passando per il Grande Fratello di turno a reportage sulla guerra.
Un connubio abbastanza crudo, c'è da dire.
Terribilmente attuale, aggiungerei, e con un che di profetico...
Ad ogni modo, se siete per i libri apocalittici, crudi e con quella punta di sadismo che soddisfa sempre, questo libro fa davvero per voi.
Leggetelo!

Del secondo libro, "La ragazza di fuoco", e del resto della saga non vi parlo. Innanzitutto perchè non voglio rovinarvi il finale e lasciarvelo gustare. In secondo luogo perché l'ultimo capitolo non è ancora uscito in Italia – bisognerà aspettare fino a metà maggio, o giù di lì - e quindi il mio commento sarebbe incompleto.

mercoledì 4 aprile 2012

Leggendo s'impara


Le cose fondamentali per la vita s'imparano alle elementari: leggere, scrivere e contare. Con questi tre strumenti possiamo costruire qualsiasi cosa desideriamo.
Leggere, oltre a essere un gran piacere, è la chiave che apre la porta della conoscenza. Serve per capire le istruzioni d'uso del nuovo frullatore e per studiare archeologia. Scrivere serve per comunicare, ma anche per compilare un bel curriculum se cercate lavoro. Contare è utilissimo per non farvi fregare sul resto della spesa e per diventare scienziati.Quindi per cominciare bisgona imparare bene queste tre cose, poi tutto il resto diventa più facile e così cresciamo e miglioriamo.
La mia libreria è popolata da ogni genere di opere, dai romanzi ai saggi, dai fumetti alle raccolte fotografiche, dalle biografie alle guide di viaggio. Leggo degli argomenti più disparati perchè ci sono tante cose che mi incuriosiscono e che mi interessano, così tante che è difficile dire quali preferisco. Ci sono molti libri di cui mi sono innamorata nel corso degli anni e forse, un poco alla volta, li citerò tutti in questo blog.
Oggi, però, voglio parlarvi di alcuni scrittori e dei diversi motivi per cui li trovo importanti sia da ammiratrice che da aspirante scrittirce.
Ray Bradbury ha un modo di scrivere meraviglioso. Con la parola giusta al posto giusto sa evocare perfettamente un'amosfera, una sensazione, un personaggio senza perdersi in esagerate descrizioni, senza troppi particolari che tolgono magia all'immaginazione, ma che ti portano esattamente dove lui intende portarti. Ci sono passaggi nei suoi scritti che rapiscono in tre righe e frasi così perfette che ti fanno pensare: “Non esiste un modo migliore per dirlo!”. Con questo suo fantastico talento sa passare tranquillamente dal racconto al romanzo, da fantascienza a horror e poesia. Oltre ai suoi famosi Fahrenheit 451 e Constance contro tutti, vi consiglio Il popolo dell'autunno che resta il mio preferito.
Ryszard Kapuscinski è un giornalista, dunque quelle che trovo nei suoi libri sono storie vere eppure incredibili. Non sono solo la cronaca appassionata degli eventi di cui è stato testimone in giro per il mondo, soprattutto in Africa, ma sono le storie che stanno dietro agli articoli che scriveva, i racconti della sua esperienza sul campo, sempre senza soldi e sempre in mezzo ai peggiori casini. Ci sono persone e non personaggi, ci sono momenti di vero pericolo e grande bellezza, ci sono guai e sospiri di sollievo. Scrive in maniera semplice, pratica, diretta eppure emozionante per la sincerità dei suoi sentimenti nelle più spaventose, divertenti, vergognose, splendide situazioni.
Agatha Christie ha ben pochi rivali quando si tratta di ingegno, ma non intendo solo la costruzione dell'intreccio nei suoi gialli. Quello che adoro di lei è l'astuzia con cui usa la scrittura al servizio della trama. Vi faccio un esempio che vale per tutti (senza rivelarvi il titolo in questione altrimenti vi rovino il finale): c'è uno dei suoi gialli che appare, sia nelle descrizioni che nella caratterizzazione di alcuni personaggi, insolitamente romantico per i suoi standard, ma proprio questa forzatura nello stile è di per sé un indizio sulla falsa storia d'amore che è la chiave per risolvere il mistero. Se non è saper scrivere questo! Leggo Agatha Christie quando voglio una storia che si risolva perfettamente, non sempre amo i finali aperti anche se io stessa li uso. Lei invece mi fornisce sempre una soluzione finale e a volte ho bisogno di questa soddisfazione. Inoltre con lei ho in comune la passione per i viaggi avventurosi. Ne ha fatti diversi con il suo secondo marito che era archeologo e le sono stati d'ispirazione per i gialli ambientati fuori dall'Inghilterra.
Per oggi concludo con una nota di merito a Clive Barker e Neil Gaiman per l'iperfantasia credibile. Credo che abbiano scritto alcune delle cose più strane e fantasiose che abbia mai letto riuscendo a farmele credere possibili solo per il modo in cui le hanno scritte. Sogni e incubi ad occhi aperti così realistici e meravigliosi che alla fine non sai se sperare o temere che il mondo sia davvero come lo vedono loro.
Prossimamente vi parlerò di molti altri autori, anche meno noti, che hanno scritto cose secondo me stupende, magari un solo libro, ma che hanno un posto speciale nella mia grande libreria.